Pubblico un mio articolo, uscito tempo su Strumenti Musicali, che parla del BYPASS. Argomento che è spesso causa di gravi incomprensioni.
Fatemi sapere la vostra posizione in merito, buona lettura!
PEDALI: SI INIZIA DAL BYPASS.
Da questo articolo cercheremo di addentrarci nella vasta e
incontaminata giungla dei pedali. Riusciremo ad uscirne vivi?
È da qualche anno oramai che i pedali spuntano fuori come
funghi. Girando in internet si scoprono ogni giorno marchi nuovi mai sentiti
prima. C’è il negozio di fiducia che li importa dagli angoli più remoti del
pianeta. Possiamo dire con certezza che questa è l’era del pedale. Dopo gli
anni Ottanta dove non eri nessuno se non ti presentavi su di un palco o in
studio di registrazione con almeno dodici unità rack, oggi non sei nessuno se
non hai la pedaliera stracolma di pedali. Proveremo a fare chiarezza cercando
di analizzare le differenze e il funzionamento dei vari pedali, per poterne
acquisire maggiore consapevolezza nell’utilizzo.
Prima di parlare di pedali quali overdrive, distorsioni o
modulazioni, è molto importante capire come si comportano quando sono spenti.
Ogni pedale che si aggiunge alla nostra pedaliera comporta un’interruzione del
cavo, un aumento della lunghezza del cavo stesso e, automaticamente, maggior
degrado del segnale. Oggi avere pedaliere composte da decine di pedali è
diventata una moda più che un’esigenza, una moda che, nella maggior parte dei
casi, restituisce all’ampli un suono che è la brutta copia di quello che esce
dalla chitarra. Come avrete già capito, in questo articolo sarà messo sotto
esame il fantomatico “bypass” che, entrando in funzione a pedale spento,
determina attivamente la qualità del suono. Si, perché un pedale se acceso può
essere più o meno bello secondo i gusti personali, ma da spento deve essere
trasparente, cosa che non sempre avviene.
Esistono due tipi di bypass: il true bypass e il circuito di
buffer. Le differenze tra i due sono sostanziali. Nel primo caso, il true
bypass, l’ingresso del pedale è collegato direttamente e meccanicamente
all’uscita, grazie ad un relè o ad un interruttore. Nel secondo caso, cioè il buffer, la cosa è un
pochino più complessa. Il segnale attraversa un circuito a guadagno unitario dove
l'ampiezza del segnale al suo ingresso la si ritrova in uscita moltiplicata per
uno, quindi invariata. Il buffer altro non fa che trasformare il segnale ad
alta impedenza proveniente dalla chitarra in un segnale a bassa impedenza. Può
essere passivo o essere realizzato basandosi su componenti attivi come
transistor bipolari, mosfet, amplificatori operazionali o anche valvole
termoioniche.
Entriamo ancora di più nel particolare. Nell’articolo
precedente abbiamo parlato di cavi e di come questi, nel momento in cui vengono
attraversati da un segnale elettrico, si comportano da veri e propri
condensatori. Questo concetto è esteso a tutti i componenti elettrici
attraversati da un segnale elettrico. Il fenomeno è maggiore se il segnale è ad
alta impedenza, come quello della chitarra. Quindi, concettualmente, il buffer
serve a limitare questo, chiamiamolo così, “effetto condensatore”, in quanto fa
sì che il segnale, essendo a bassa impedenza, risulti meno soggetto alle
capacità parassite che incontra nel suo percorso e si mantenga inalterato fino
a destinazione. L’effetto che hanno queste capacità parassite sommate una
all’altra (stiamo parlando nell’ordine dei nF, nano Farad) è quello di tagliare
le frequenze medio/alte rendendo il suono più scuro, meno brillante. È chiaro
che, a questo punto, la qualità del buffer è ancora più importante del suono
del pedale.
Negli anni ci si è orientati verso l’uso di pedali true
bypass a causa della scarsa qualità dei buffer presenti nei pedali in commercio.
In questo modo si risolve un problema ma se ne crea un altro. Il true bypass
non abbassa l’impedenza del segnale che sarà sensibile alle capacità parassite
insite nel cavo le quali causeranno un forte degrado del segnale. Quindi
utilizzare solo pedali true bypass è una soluzione poco praticabile. In merito
a questo c’è un interessante articolo di Pete Cornish dal titolo “The case
against true bypass” che potete trovare sul suo sito e che vi invito a leggere,
a me personalmente ha chiarito molto le idee.
Le soluzioni possibili potrebbero essere due. Nel caso si
voglia optare per l’utilizzo di soli pedali true bypass la strada maggiormente praticata
è quella di inserire un buon buffer all’inizio della catena dei pedali, a patto
che sia del tutto trasparente. Questo buffer abbasserà l’impedenza del segnale che
arriverà “invariato” a destinazione. Se invece si utilizzano sia pedali true
bypass che non, il problema non si pone in quanto il buffer presente nei pedali
che non sono true bypass farà in modo di abbassare l’impedenza del segnale.
Una considerazione è d’obbligo: i pedali true bypass hanno
un costo elevato, anche perché rientrano in quella categoria denominata
“boutique”. Anche i buffer di buona qualità costano. È importante valutare se
il miglioramento effettivo del suono giustifica una spesa così elevata o se,
accettando dei compromessi, si riesca comunque ad ottenere un buon suono:
magari con i soldi risparmiati riusciamo ad acquistare un altro pedale!
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