Ecco un nuovo articolo che scrissi tempo fa per Strumenti Musicali. Si parla del manico della chitarra.
IL MANICO DELLA CHITARRA
Il manico influisce attivamente sul suono della chitarra. L'importanza che esso ha dipende da molti fattori che spesso non vengono presi in considerazione.
Il manico è l'elemento cella chitarra che ha sopra di se la corda per quasi il 70% dell'intero strumento, ed è quello che più di tutti impone ad essa un modo di vibrare. Valutiamo innanzitutto i diversi tipo di ancoraggio del manico al corpo: il set-in, ovvero manico incollato; il bolt-on, che è il manico avvitato al corpo con quattro o cinque viti e il neck-through-body dove il manico è un elemento unico dalla paletta al fondo della chitarra al quale viene incollata la parte restante del corpo. Per il set-in è preferibile che il manico sia dello stesso materiale del corpo, mentre per il bolt-on non c'è questa necessità, ma resta il fatto che in uno strumento ben riuscito è importante che i materiali di corpo e manico si interfaccino bene. Il set-in e il neck-through sono di derivazione classica e vengono preferiti da chi è alla ricerca di maggior sustain e maggior volume.
I legni principalmente utilizzati per il manico sono l'acero, in particolare l'acero proveniente dal Nord America per la sua robustezza, e il mogano, soprattutto usato per le scale corte essendo più morbido quindi più soggetto a deformarsi. Raramente di usa il legno di noce o il ciliegio. In commercio si trovano anche manici in grafite spesso utilizzati in strumenti dove viene richiesto un timbro neutro: il pregio maggiore di questo materiale è che non è sensibile a sbalzi di temperatura perciò si deforma difficilmente.
Fondamentale per il manico è anche il taglio del legno che, a seconda dell'impiego che si fa delle strumento, può essere di quarto, cioè perpendicolare alla tavola, o di piatto. Il taglio di quarto, tipico dei manici in mogano, irrigidisce la struttura e crea in suono percussivo; il taglio di piatto, tipico dei manici in acero, genera un suono più dolce. Anche la sagomatura del manico ha la sua importanza: il manico più è grosso e più influenza la corda, contrariamente più è sottile e più viene influenzato dalla corda, passando così da un suono più legnoso ad uno più metallico.
La tastiera è molto importante per la sonorità dello strumento, ma agisce anche da correttore timbrico. I legni utilizzati sono l'acero, l'ebano, il palissandro Indiano e Brasiliano, quest'ultimo attualmente in disuso perché a rischio di estinzione. Riguardo alla tastiera in acero esistono due possibilità di costruzione: tastiera incollata al resto del manico o maple neck dove manico e tastiera sono un unico blocco di acero. Questo tipo di costruzione genera un suono molto percussivo, caldo ma dettagliato. La tastiera in palissandro invece, essendo incollata al manico, conferisce una certa rigidità donando al suono calore e dolcezza. In ultimo l'ebano, molto usato nella liuteria classica, ha una definizione altissima, ma restituisce una certa freddezza all'attacco della nota; rimane comunque un legno che determina un'eccellente separazione tra le note che compongono un accordo. Per quello che riguarda il diapason della tastiera, comunemente chiamato "scala", ne esistono di tre misure: una è la 24 e 3/4'' (tipo Gibson), un'altra è la 25'' (tipo PRS) e l'ultima è la 25 e 1/2'' (tipo Fender). Ognuna di queste scale genera suoni completamente diversi. La 24 e 3/4'' è molto calda, mediosa e pastosa perché, essendo corta, permette alla corda di rimanere più morbida creando di conseguenza suoni più caldi. Il contrario vale per la 25 e 1/2'' con un attacco più netto, mentre la 25'' è stata ideata per creare una via di mezzo tra le altre due scale in modo da ereditarne i pregi. La dimensione della scala incide sulla dinamica: maggiore sarà la sua lunghezza, maggiore sarà la gamma dinamica.
Altro aspetto interessante da valutare sono i tasti, principalmente in nichel silver, una lega composta da nichel al 18% e da rame. Altro materiale molto usato per i tasti è l'acciaio inossidabile che non si consuma a contatto con le corde e fa meno attrito con la corda stessa. Molto adatto a chi fa ampio uso di bendings. La grandezza del tasto incide sulla suonabilità dello strumento ma anche sul suono. Un tasto piccolo permette al legno del manico di uscire meglio, mentre un tasto più grande, tipo jumbo o super-jumbo, crea un incremento di sustain dovuto alla massa stessa del tasto. Un tasto grande aiuta l'esecuzione di tecniche come il legato o il tapping, perché la corda, una volta premuta è più staccata dalla tastiera e quindi permette al dito e alla punta del dito di muoversi con più facilità. In genere un tasto grosso genera un suono più spesso con degli alti leggermente più pronunciati. Anche il capotasto influisce notevolmente sul suono; questo è il punto, insieme al ponte, dove viene trasmessa la vibrazione del corpo verso la corda. Il capotasto può essere di diversi materiali: metalli, materiali sintetici, osso, avorio, legno, grafite. In generale più il capotasto è duro più brillante sarà la risposta della corda. Per un buon compromesso tra pienezza e durata della nota è consigliabile l'osso; per una maggiore scorrevolezza si può optare per la grafite, che contiene dei microelementi autolubrificanti, o per il roller nut, composto da cuscinetti sui quali è poggia la corda. L'inconveniente per il roller nut è che essendo in metallo, toglie molta brillantezza al suono. Il capotasto in ottone è molto resistente e adatto a chi ha un tocco molto aggressivo, ma purtroppo toglie delle frequenze medie.
Per quanto riguarda le verniciature anche qui, come per il corpo, le vernici usate sono la nitro, i poliuretani o i poliesteri. Spesso si decide di non verniciare il manico ma di trattarlo con olio e cera: in questo caso il manico è molto più libero di respirare, di maturare, di vibrare e in più da una piacevole sensazione di naturalezza al tatto. L'inconveniente è che è molto più soggetto ad usura.
Grazie a Romano Burini per la consulenza tecnica.
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