Nuovo video sulla scala pentatonica minore. In questo caso la scala è stata "modificata" aggiungendo due note la SESTA MAGGIORE e la NONA MAGGIORE. In questo caso la scala si trasforma in "dorica".
Ciao! In questo blog troverai i miei video test, articoli che ho scritto per varie riviste italiane, didattica e molto altro ancora. Si parlerà di chitarre, amplificatori, pedali e tutto quello che riguarda il mondo della chitarra. Non dimenticare di lasciare un tuo commento sotto ad uno dei post che ti interessa, mi aiuterà a migliorare i contenuti del blog. Grazie e buona navigazione.
mercoledì 27 aprile 2016
LA SCALA PENTATONICA pt. 2
Nuovo video sulla scala pentatonica minore. In questo caso la scala è stata "modificata" aggiungendo due note la SESTA MAGGIORE e la NONA MAGGIORE. In questo caso la scala si trasforma in "dorica".
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mercoledì 20 aprile 2016
LA SCALA PENTATONICA pt. 1
pubblico un video fatto tempo fa sull'uso della scala pentatonica. In questo video spiego a grandi linee il suono della scala e poi faccio degli esempi su come io la intendo nel fraseggio.
lunedì 18 aprile 2016
IL MANICO DELLA CHITARRA
Ecco un nuovo articolo che scrissi tempo fa per Strumenti Musicali. Si parla del manico della chitarra.
IL MANICO DELLA CHITARRA
Il manico influisce attivamente sul suono della chitarra. L'importanza che esso ha dipende da molti fattori che spesso non vengono presi in considerazione.
Il manico è l'elemento cella chitarra che ha sopra di se la corda per quasi il 70% dell'intero strumento, ed è quello che più di tutti impone ad essa un modo di vibrare. Valutiamo innanzitutto i diversi tipo di ancoraggio del manico al corpo: il set-in, ovvero manico incollato; il bolt-on, che è il manico avvitato al corpo con quattro o cinque viti e il neck-through-body dove il manico è un elemento unico dalla paletta al fondo della chitarra al quale viene incollata la parte restante del corpo. Per il set-in è preferibile che il manico sia dello stesso materiale del corpo, mentre per il bolt-on non c'è questa necessità, ma resta il fatto che in uno strumento ben riuscito è importante che i materiali di corpo e manico si interfaccino bene. Il set-in e il neck-through sono di derivazione classica e vengono preferiti da chi è alla ricerca di maggior sustain e maggior volume.
I legni principalmente utilizzati per il manico sono l'acero, in particolare l'acero proveniente dal Nord America per la sua robustezza, e il mogano, soprattutto usato per le scale corte essendo più morbido quindi più soggetto a deformarsi. Raramente di usa il legno di noce o il ciliegio. In commercio si trovano anche manici in grafite spesso utilizzati in strumenti dove viene richiesto un timbro neutro: il pregio maggiore di questo materiale è che non è sensibile a sbalzi di temperatura perciò si deforma difficilmente.
Fondamentale per il manico è anche il taglio del legno che, a seconda dell'impiego che si fa delle strumento, può essere di quarto, cioè perpendicolare alla tavola, o di piatto. Il taglio di quarto, tipico dei manici in mogano, irrigidisce la struttura e crea in suono percussivo; il taglio di piatto, tipico dei manici in acero, genera un suono più dolce. Anche la sagomatura del manico ha la sua importanza: il manico più è grosso e più influenza la corda, contrariamente più è sottile e più viene influenzato dalla corda, passando così da un suono più legnoso ad uno più metallico.
La tastiera è molto importante per la sonorità dello strumento, ma agisce anche da correttore timbrico. I legni utilizzati sono l'acero, l'ebano, il palissandro Indiano e Brasiliano, quest'ultimo attualmente in disuso perché a rischio di estinzione. Riguardo alla tastiera in acero esistono due possibilità di costruzione: tastiera incollata al resto del manico o maple neck dove manico e tastiera sono un unico blocco di acero. Questo tipo di costruzione genera un suono molto percussivo, caldo ma dettagliato. La tastiera in palissandro invece, essendo incollata al manico, conferisce una certa rigidità donando al suono calore e dolcezza. In ultimo l'ebano, molto usato nella liuteria classica, ha una definizione altissima, ma restituisce una certa freddezza all'attacco della nota; rimane comunque un legno che determina un'eccellente separazione tra le note che compongono un accordo. Per quello che riguarda il diapason della tastiera, comunemente chiamato "scala", ne esistono di tre misure: una è la 24 e 3/4'' (tipo Gibson), un'altra è la 25'' (tipo PRS) e l'ultima è la 25 e 1/2'' (tipo Fender). Ognuna di queste scale genera suoni completamente diversi. La 24 e 3/4'' è molto calda, mediosa e pastosa perché, essendo corta, permette alla corda di rimanere più morbida creando di conseguenza suoni più caldi. Il contrario vale per la 25 e 1/2'' con un attacco più netto, mentre la 25'' è stata ideata per creare una via di mezzo tra le altre due scale in modo da ereditarne i pregi. La dimensione della scala incide sulla dinamica: maggiore sarà la sua lunghezza, maggiore sarà la gamma dinamica.
Altro aspetto interessante da valutare sono i tasti, principalmente in nichel silver, una lega composta da nichel al 18% e da rame. Altro materiale molto usato per i tasti è l'acciaio inossidabile che non si consuma a contatto con le corde e fa meno attrito con la corda stessa. Molto adatto a chi fa ampio uso di bendings. La grandezza del tasto incide sulla suonabilità dello strumento ma anche sul suono. Un tasto piccolo permette al legno del manico di uscire meglio, mentre un tasto più grande, tipo jumbo o super-jumbo, crea un incremento di sustain dovuto alla massa stessa del tasto. Un tasto grande aiuta l'esecuzione di tecniche come il legato o il tapping, perché la corda, una volta premuta è più staccata dalla tastiera e quindi permette al dito e alla punta del dito di muoversi con più facilità. In genere un tasto grosso genera un suono più spesso con degli alti leggermente più pronunciati. Anche il capotasto influisce notevolmente sul suono; questo è il punto, insieme al ponte, dove viene trasmessa la vibrazione del corpo verso la corda. Il capotasto può essere di diversi materiali: metalli, materiali sintetici, osso, avorio, legno, grafite. In generale più il capotasto è duro più brillante sarà la risposta della corda. Per un buon compromesso tra pienezza e durata della nota è consigliabile l'osso; per una maggiore scorrevolezza si può optare per la grafite, che contiene dei microelementi autolubrificanti, o per il roller nut, composto da cuscinetti sui quali è poggia la corda. L'inconveniente per il roller nut è che essendo in metallo, toglie molta brillantezza al suono. Il capotasto in ottone è molto resistente e adatto a chi ha un tocco molto aggressivo, ma purtroppo toglie delle frequenze medie.
Per quanto riguarda le verniciature anche qui, come per il corpo, le vernici usate sono la nitro, i poliuretani o i poliesteri. Spesso si decide di non verniciare il manico ma di trattarlo con olio e cera: in questo caso il manico è molto più libero di respirare, di maturare, di vibrare e in più da una piacevole sensazione di naturalezza al tatto. L'inconveniente è che è molto più soggetto ad usura.
Grazie a Romano Burini per la consulenza tecnica.
IL MANICO DELLA CHITARRA
Il manico influisce attivamente sul suono della chitarra. L'importanza che esso ha dipende da molti fattori che spesso non vengono presi in considerazione.
Il manico è l'elemento cella chitarra che ha sopra di se la corda per quasi il 70% dell'intero strumento, ed è quello che più di tutti impone ad essa un modo di vibrare. Valutiamo innanzitutto i diversi tipo di ancoraggio del manico al corpo: il set-in, ovvero manico incollato; il bolt-on, che è il manico avvitato al corpo con quattro o cinque viti e il neck-through-body dove il manico è un elemento unico dalla paletta al fondo della chitarra al quale viene incollata la parte restante del corpo. Per il set-in è preferibile che il manico sia dello stesso materiale del corpo, mentre per il bolt-on non c'è questa necessità, ma resta il fatto che in uno strumento ben riuscito è importante che i materiali di corpo e manico si interfaccino bene. Il set-in e il neck-through sono di derivazione classica e vengono preferiti da chi è alla ricerca di maggior sustain e maggior volume.
I legni principalmente utilizzati per il manico sono l'acero, in particolare l'acero proveniente dal Nord America per la sua robustezza, e il mogano, soprattutto usato per le scale corte essendo più morbido quindi più soggetto a deformarsi. Raramente di usa il legno di noce o il ciliegio. In commercio si trovano anche manici in grafite spesso utilizzati in strumenti dove viene richiesto un timbro neutro: il pregio maggiore di questo materiale è che non è sensibile a sbalzi di temperatura perciò si deforma difficilmente.
Fondamentale per il manico è anche il taglio del legno che, a seconda dell'impiego che si fa delle strumento, può essere di quarto, cioè perpendicolare alla tavola, o di piatto. Il taglio di quarto, tipico dei manici in mogano, irrigidisce la struttura e crea in suono percussivo; il taglio di piatto, tipico dei manici in acero, genera un suono più dolce. Anche la sagomatura del manico ha la sua importanza: il manico più è grosso e più influenza la corda, contrariamente più è sottile e più viene influenzato dalla corda, passando così da un suono più legnoso ad uno più metallico.
La tastiera è molto importante per la sonorità dello strumento, ma agisce anche da correttore timbrico. I legni utilizzati sono l'acero, l'ebano, il palissandro Indiano e Brasiliano, quest'ultimo attualmente in disuso perché a rischio di estinzione. Riguardo alla tastiera in acero esistono due possibilità di costruzione: tastiera incollata al resto del manico o maple neck dove manico e tastiera sono un unico blocco di acero. Questo tipo di costruzione genera un suono molto percussivo, caldo ma dettagliato. La tastiera in palissandro invece, essendo incollata al manico, conferisce una certa rigidità donando al suono calore e dolcezza. In ultimo l'ebano, molto usato nella liuteria classica, ha una definizione altissima, ma restituisce una certa freddezza all'attacco della nota; rimane comunque un legno che determina un'eccellente separazione tra le note che compongono un accordo. Per quello che riguarda il diapason della tastiera, comunemente chiamato "scala", ne esistono di tre misure: una è la 24 e 3/4'' (tipo Gibson), un'altra è la 25'' (tipo PRS) e l'ultima è la 25 e 1/2'' (tipo Fender). Ognuna di queste scale genera suoni completamente diversi. La 24 e 3/4'' è molto calda, mediosa e pastosa perché, essendo corta, permette alla corda di rimanere più morbida creando di conseguenza suoni più caldi. Il contrario vale per la 25 e 1/2'' con un attacco più netto, mentre la 25'' è stata ideata per creare una via di mezzo tra le altre due scale in modo da ereditarne i pregi. La dimensione della scala incide sulla dinamica: maggiore sarà la sua lunghezza, maggiore sarà la gamma dinamica.
Altro aspetto interessante da valutare sono i tasti, principalmente in nichel silver, una lega composta da nichel al 18% e da rame. Altro materiale molto usato per i tasti è l'acciaio inossidabile che non si consuma a contatto con le corde e fa meno attrito con la corda stessa. Molto adatto a chi fa ampio uso di bendings. La grandezza del tasto incide sulla suonabilità dello strumento ma anche sul suono. Un tasto piccolo permette al legno del manico di uscire meglio, mentre un tasto più grande, tipo jumbo o super-jumbo, crea un incremento di sustain dovuto alla massa stessa del tasto. Un tasto grande aiuta l'esecuzione di tecniche come il legato o il tapping, perché la corda, una volta premuta è più staccata dalla tastiera e quindi permette al dito e alla punta del dito di muoversi con più facilità. In genere un tasto grosso genera un suono più spesso con degli alti leggermente più pronunciati. Anche il capotasto influisce notevolmente sul suono; questo è il punto, insieme al ponte, dove viene trasmessa la vibrazione del corpo verso la corda. Il capotasto può essere di diversi materiali: metalli, materiali sintetici, osso, avorio, legno, grafite. In generale più il capotasto è duro più brillante sarà la risposta della corda. Per un buon compromesso tra pienezza e durata della nota è consigliabile l'osso; per una maggiore scorrevolezza si può optare per la grafite, che contiene dei microelementi autolubrificanti, o per il roller nut, composto da cuscinetti sui quali è poggia la corda. L'inconveniente per il roller nut è che essendo in metallo, toglie molta brillantezza al suono. Il capotasto in ottone è molto resistente e adatto a chi ha un tocco molto aggressivo, ma purtroppo toglie delle frequenze medie.
Per quanto riguarda le verniciature anche qui, come per il corpo, le vernici usate sono la nitro, i poliuretani o i poliesteri. Spesso si decide di non verniciare il manico ma di trattarlo con olio e cera: in questo caso il manico è molto più libero di respirare, di maturare, di vibrare e in più da una piacevole sensazione di naturalezza al tatto. L'inconveniente è che è molto più soggetto ad usura.
Grazie a Romano Burini per la consulenza tecnica.
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venerdì 15 aprile 2016
IL MODO MISOLIDIO
Ecco un video sul modo MISOLIDIO. La mia personale interpretazione.
martedì 12 aprile 2016
IL CORPO DELLA CHITARRA
Pubblico un articolo che scrissi tempo fa per Strumenti Musicali. Si parla del corpo della chitarra.
IL CORPO DELLA CHITARRA ELETTRICA
E' fuori di ogni dubbio che, parlando di suono, per un chitarrista la chitarra ricopra un ruolo fondamentale. Ecco perché è importante poterla scegliere nel migliore dei modi. Analizziamo le parti che la compongono e che contribuiscono a formarne il timbro sonoro.
Il suono che abbiamo in mente dipende da molti fattori, che cercherò di analizzare singolarmente per capirne meglio il funzionamento, la cosa fondamentale è scegliere lo strumento più adatto alle nostre esigenze, sia fisiche che sonore. Per iniziare partiamo dal "body": le caratteristiche costruttive del corpo della chitarra e i materiali utilizzati, favoriscono e meno un certo modo di vibrare delle corde. Cerchiamo quindi di seguire un filo logico e partiamo dai materiali: prima di tutti il legno. I legni più utilizzati per costruire i corpi delle chitarre sono il mogano Sud Americano, gradualmente rimpiazzato da quello Africano a causa della difficile reperibilità del primo, il frassino, preferibilmente quello leggere, e l'ontano. In qualche caso si utilizzano il noce o il koa e a volte anche l'acero, ma di rado a causa della sua pesantezza. Naturalmente ognuno di questi legni ha una suo sonorità; il mogano offre un'equalizzazione proiettata maggiormente sui bassi che si attenua sulle frequenze medie e va gradualmente a diminuire verso le frequenze alte. Il frassino è l'opposto del mogano, presenta parecchi alti, pochi medi e pochi bassi. L'ontano è quello più equilibrato, dove le frequenze sono distribuite più omogeneamente all'interno delle spettro sonoro. Il noce assomiglia all'ontano, con un suono più cristallino come l'acero che, però, ha un suono ancora più brillante. Cosa molto importante è la costruzione del corpo, nel senso che spesso si usano più tavole incollate a formare un blocco dal quale si ricava poi il corpo. Esistono corpi formati da due pezzi, ma anche da tre o quattro pezzi. Le tavole utilizzate vengono tagliate con un taglio detto "di piatto", cioè parallelo alla larghezza del corpo. Per una strumento di buona qualità direi di evitare corpi realizzati con più di due pezzi, perché ci sarà sempre una componente chimica estranea, più o meno rigida, che è la colla, che dovrà unire le parti. Vi lascio immaginare quanto questo componente sia cruciale in termini di trasmissione delle vibrazioni. Nel caso di un corpo realizzato in due o più pezzi, la cosa importante è che i pezzi provengano dalla stessa tavola, in quanto tavole diverse hanno un suono diverso e si annullano vicendevolmente. E' come se buttassimo a terra una moneta da un euro e una da cinquanta centesimi: quella da un euro, a differenza di quella da cinquanta centesimi, non suona perché è composta da due metalli diversi. Quindi, quando possibile, evitare corpi "multi-pezzo". C'è poi la possibilità di utilizzare legni differenti, accoppiando il corpo e un "top". Il top ha una funzione correttiva, nel senso che aggiusta il timbro generato dal legno del corpo, e nel caso di un top in acero incollato in un corpo in mogano, conferisce maggiore presenza. Aumentano gli acuti ma rimangono pressoché invariati i bassi e i medi. Quindi la scelta del top non è solo una questione estetica, anche se ci sono delle chitarre con topo talmente belli da poter essere appese in soggiorno!
Fino ad adesso abbiamo parlato di corpi "solid body", ma diamo uno sguardo anche alle camere tonali che sono cavità praticate nel corpo che hanno, anche in questo caso, un compito di correttore timbrico, oltre ad alleggerire lo strumento. Per capire meglio a cosa servono faccio un esempio pratico: un corpo in mogano ha un suono molto grosso. In generale un corpo con camere tonali è un po' meno presente sulle medie ed ha un suono più acustico.
Ci sono poi i corpi archtop tipo Les Paul o piatti tipo Telecaster. Anche questa è una differenza importante in termini di suono, in quanto i corpi archtop comportano un cambio dell'angolazione del manico rispetto al corpo e al ponte che, conseguentemente, comporta un cambio di tensione della corda e della vibrazione imposta alla corda stessa.
La verniciatura ha un ruolo importante; esistono vernici di natura organica come la nitro o la gommalacca, o sintetiche come i poliuretani o i poliesteri che sono dei composti di resina e induritori con tempi di asciugatura molto più rapidi e per questo preferiti per produzioni industriali. Le differenze sono abissali: la nitro lascia respirare e maturare il legno essendo nitrocellulosa, quindi a base organica, l'unico svantaggio p la resistenza nel tempo in quanto la nitro tende a creparsi e staccarsi (vedi le Stratocaster vintage degli anni '60). Mentre i poliuretani o i poliesteri sono molto resistenti anche ai vari solventi usati per la manutenzione e la pulizia della chitarra, ma è come se si applicasse uno strato di vetro intorno al legno, si inibisce molto l'azione vibrante dello stesso. E' quasi impossibile che uno strumento verniciato con vernici poliuretaniche possa maturare e migliorare nel tempo, cosa che avviene su strumenti verniciati alla nitro. Per riconoscere il tipo di verniciatura ci sono un paio di trucchi: le nitro è molto sottile in quanto tende ad assottigliarsi durante l'asciugatura diventando un velo alla fine del processo di lucidatura, mentre i poliuretano o i poliesteri non variano il loro spessore e, uno volta lucidato lo strumento, ci si accorge dello spessore "importante". Altra caratteristica è la durezza: la nitro si riga facilmente, basta un'unghia. cosa impossibile con i poliuretani o i poliesteri.
Ringraziamo Romano Burini per la consulenza tecnica.
IL CORPO DELLA CHITARRA ELETTRICA
E' fuori di ogni dubbio che, parlando di suono, per un chitarrista la chitarra ricopra un ruolo fondamentale. Ecco perché è importante poterla scegliere nel migliore dei modi. Analizziamo le parti che la compongono e che contribuiscono a formarne il timbro sonoro.
Il suono che abbiamo in mente dipende da molti fattori, che cercherò di analizzare singolarmente per capirne meglio il funzionamento, la cosa fondamentale è scegliere lo strumento più adatto alle nostre esigenze, sia fisiche che sonore. Per iniziare partiamo dal "body": le caratteristiche costruttive del corpo della chitarra e i materiali utilizzati, favoriscono e meno un certo modo di vibrare delle corde. Cerchiamo quindi di seguire un filo logico e partiamo dai materiali: prima di tutti il legno. I legni più utilizzati per costruire i corpi delle chitarre sono il mogano Sud Americano, gradualmente rimpiazzato da quello Africano a causa della difficile reperibilità del primo, il frassino, preferibilmente quello leggere, e l'ontano. In qualche caso si utilizzano il noce o il koa e a volte anche l'acero, ma di rado a causa della sua pesantezza. Naturalmente ognuno di questi legni ha una suo sonorità; il mogano offre un'equalizzazione proiettata maggiormente sui bassi che si attenua sulle frequenze medie e va gradualmente a diminuire verso le frequenze alte. Il frassino è l'opposto del mogano, presenta parecchi alti, pochi medi e pochi bassi. L'ontano è quello più equilibrato, dove le frequenze sono distribuite più omogeneamente all'interno delle spettro sonoro. Il noce assomiglia all'ontano, con un suono più cristallino come l'acero che, però, ha un suono ancora più brillante. Cosa molto importante è la costruzione del corpo, nel senso che spesso si usano più tavole incollate a formare un blocco dal quale si ricava poi il corpo. Esistono corpi formati da due pezzi, ma anche da tre o quattro pezzi. Le tavole utilizzate vengono tagliate con un taglio detto "di piatto", cioè parallelo alla larghezza del corpo. Per una strumento di buona qualità direi di evitare corpi realizzati con più di due pezzi, perché ci sarà sempre una componente chimica estranea, più o meno rigida, che è la colla, che dovrà unire le parti. Vi lascio immaginare quanto questo componente sia cruciale in termini di trasmissione delle vibrazioni. Nel caso di un corpo realizzato in due o più pezzi, la cosa importante è che i pezzi provengano dalla stessa tavola, in quanto tavole diverse hanno un suono diverso e si annullano vicendevolmente. E' come se buttassimo a terra una moneta da un euro e una da cinquanta centesimi: quella da un euro, a differenza di quella da cinquanta centesimi, non suona perché è composta da due metalli diversi. Quindi, quando possibile, evitare corpi "multi-pezzo". C'è poi la possibilità di utilizzare legni differenti, accoppiando il corpo e un "top". Il top ha una funzione correttiva, nel senso che aggiusta il timbro generato dal legno del corpo, e nel caso di un top in acero incollato in un corpo in mogano, conferisce maggiore presenza. Aumentano gli acuti ma rimangono pressoché invariati i bassi e i medi. Quindi la scelta del top non è solo una questione estetica, anche se ci sono delle chitarre con topo talmente belli da poter essere appese in soggiorno!
Fino ad adesso abbiamo parlato di corpi "solid body", ma diamo uno sguardo anche alle camere tonali che sono cavità praticate nel corpo che hanno, anche in questo caso, un compito di correttore timbrico, oltre ad alleggerire lo strumento. Per capire meglio a cosa servono faccio un esempio pratico: un corpo in mogano ha un suono molto grosso. In generale un corpo con camere tonali è un po' meno presente sulle medie ed ha un suono più acustico.
Ci sono poi i corpi archtop tipo Les Paul o piatti tipo Telecaster. Anche questa è una differenza importante in termini di suono, in quanto i corpi archtop comportano un cambio dell'angolazione del manico rispetto al corpo e al ponte che, conseguentemente, comporta un cambio di tensione della corda e della vibrazione imposta alla corda stessa.
La verniciatura ha un ruolo importante; esistono vernici di natura organica come la nitro o la gommalacca, o sintetiche come i poliuretani o i poliesteri che sono dei composti di resina e induritori con tempi di asciugatura molto più rapidi e per questo preferiti per produzioni industriali. Le differenze sono abissali: la nitro lascia respirare e maturare il legno essendo nitrocellulosa, quindi a base organica, l'unico svantaggio p la resistenza nel tempo in quanto la nitro tende a creparsi e staccarsi (vedi le Stratocaster vintage degli anni '60). Mentre i poliuretani o i poliesteri sono molto resistenti anche ai vari solventi usati per la manutenzione e la pulizia della chitarra, ma è come se si applicasse uno strato di vetro intorno al legno, si inibisce molto l'azione vibrante dello stesso. E' quasi impossibile che uno strumento verniciato con vernici poliuretaniche possa maturare e migliorare nel tempo, cosa che avviene su strumenti verniciati alla nitro. Per riconoscere il tipo di verniciatura ci sono un paio di trucchi: le nitro è molto sottile in quanto tende ad assottigliarsi durante l'asciugatura diventando un velo alla fine del processo di lucidatura, mentre i poliuretano o i poliesteri non variano il loro spessore e, uno volta lucidato lo strumento, ci si accorge dello spessore "importante". Altra caratteristica è la durezza: la nitro si riga facilmente, basta un'unghia. cosa impossibile con i poliuretani o i poliesteri.
Ringraziamo Romano Burini per la consulenza tecnica.
mercoledì 6 aprile 2016
IL MODO LIDIO
Uno dei miei modi preferiti, il modo LIDIO. Ecco la mia personale interpretazione.
lunedì 4 aprile 2016
I PICK-UP: PRINCIPI DI FUNZIONAMENTO
Pubblico un articolo che scrissi tempo fa per la rivista STRUMENTI MUSICALI a proposito di pick-up.
PICK-UP: CONOSCIAMOLI MEGLIO
I pick-up amplificano la voce della chitarra. Capiamo come sono fatti e come funzionano per poterla valorizzare al massimo.
Tutto ha inizio da un principio fisico per il quale una bobina di filo di rame emette un segnale elettrico se viene eccitata da un campo magnetico. Il livello dei questo segnale elettrico dipende dalla forza del campo magnetico, dallo spessore del filo di rame e dal numero di avvolgimenti della bobina. Il campo magnetico del pick-up è prodotto da un magnete; è importante dire che esistono due tipi di magneti, quelli permanenti e quelli temporanei. I magneti permanenti sono delle calamite che una volta polarizzate mantengono la carica magnetica, mentre quelli temporanei perdono la carica nel momento in cui cessa il flusso magnetico. Nei pick-up il magnete posto sotto o all'interno della bobina permette alle corde, che vibrano all'interno del campo magnetico da lui prodotto, di trasformarsi in magneti temporanei. Questi magneti temporanei producono a loro volta un campo magnetico che va ad eccitare la bobina del pick-up, la quale emette un segnale elettrico che non è altro che il suono della corda poi trasdotto dall'amplificatore.
Per fare in modo che il campo magnetico sia più efficace nel pick-up vengono inserite delle espansioni polari (fisicamente dei piccoli perni di metallo) , ognuna delle quali è posta in corrispondenza di ogni singola corda per direzionare al meglio il flusso magnetico. Queste espansioni polari possono essere fisse o a vite, quindi regolabili in altezza. Questa seconda opzione ci da la possibilità di regolare il volume di ogni singola corda in modo da rendere il suono della chitarra più omogeneo, seguendo il raggio di curvatura della tastiera. Esistono anche pick-up con espansioni a lama, dove una lama appunto sostituisce le espansioni polari. La differenza sta tutta nel modo in cui agisce il campo magnetico: nel caso delle espansioni polari è fondamentale centrare la corda perfettamente sopra ogni espansione, in modo da captarne a pieno l'oscillazione. Nel caso della lama questa cosa non è indispensabile in questo essa è larga quanto l'intera distanza formata dalle sei corde, captando quindi il segnale in maniera omogenea per tutta la sua lunghezza.
Esistono due tipi di pick-up: il single coil e l'humbucker. La differenza principale tra i due sta nel fatto che il single coil è un pick-up a singola bobina, mentre l'humbucker ha due bobine o affiancate (hunbucker classico) o sovrapposte (mini- humbucker). Altra importante differenza è la "finestra magnetica" che è la zona dentro la quale agisce il campo magnetico. La sua dimensione agisce drasticamente sul suono, più la finestra magnetica è stretta più il suono sarà squillante. Un single coil ha una finestra magnetica molto più stretta rispetto ad un humbucker, infatti il suono del single coil è notoriamente più squillante di quello di un humbucker. Fa eccezione il P90 che è un single coil formato da due magneti e da una sola bobina piatta e larga; questo fa si che la finestra magnetica sia molto più ampia e di conseguenza il suono risulta molto più cupo, più simile ad un humbucker. Passiamo ai materiali dei magneti dei pick-up. Principalmente si usano magneti in AlNiCo (una lega di alluminio, nickel, cobalto e ferro) o magneti ceramici (magneti in ferrite composti da ossidi di ferro, bario e stronzio). L'AlNiCo produce un suono dolce, morbido e canterino in stile vintage, mentre il magnete ceramico è più adatto a chi fa rock avendo delle medie più pronunciate. Possiamo dire che con l'AlNiCo la voce acustica della chitarra viene valorizzata, mentre con il ceramico spesso è il pick-up che prende il sopravvento annientando un po' le caratteristiche timbriche e acustiche dello strumento. L'AlNiCo ha diverse gradazioni che sono espresse con un numero che va da II a V: più questo numero è elevato maggiore è la potenza (espressa in KΩ o kilo Ohm) del pick-up e progressivamente aumentano anche i bassi. Facciamo degli esempi: un single coil tipo "vintage" in AlNiCoII o AlNiCoIII misura dai 5,7 ai 6,0 KΩ; sempre un single coil da blues o rock-blues in AlNiCoV va dai 6,0 ai 6,6 KΩ. Passando agli humbucker, un modello vintage in AlNiCoII o AlNiCoV misura dai 7,8 agli 8,0 KΩ, quelli pi spinti possono invece passare da 8,5 a 9,0 KΩ fino ad arrivare ad humbucker più moderni che arrivano a superare i 10 KΩ. Esistono anche magneti in CuNiFe (rame, nickel e ferro) molto usati da Fendere per gli humbucker montati sulle Telecaster Thinline. Oltre al materiale del magnete anche il filo della bobina influisce attivamente sul suono. Più che il filo, che è comunque di rame, è l'isolante che lo ricopre che determina variazioni di spessore e quindi di sonorità. Ne esistono principalmente tre tipi: l'Heavy Formvar, utilizzato soprattutto da Fender negli anni cinquanta, enfatizza le frequenze medio-basse; il Plain Enamel, introdotto da Gibson e poi da Fender negli anni sessanta, enfatizza le alte rendendo il suono più brillante; il Polysol, molto in uso ai giorni nostri, genera un maggior equilibrio timbrico su tutto lo spettro del segnale. Lo spessore del filo di rame è espresso in AWG (American Wire Gauge) e le misure principali sono tre: AWG 42 (0,063 mm), AWG 43 (0,056 mm) e AWG 47 (0,036 mm). Minore è lo spessore del filo e minore sarà la resistenza a parità di spire. Facciamo un semplice esempio: 7000 spire di un filo che misura 42 AWG da una potenza di circa 5 KΩ, lo stesso numero di spire di un filo da 43 AWG offre una resistenza di 7 KΩ. Da menzionare sono anche i pick-up attivi, che hanno una bobina meno potente composta da un filo più spesso rispetto al passivo. All'interno dell'elettronica viene installato in preamplificatore (funzionante con una batteria da 9 V) che "aiuta" il segnale ad uscire dalla chitarra senza perdersi durante la sua corsa verso l'amplificatore. Questo fa si che si mantengano in vita più frequenze alte, facendo risultare il suono del pick-up attivo più squillante ed asciutto rispetto ad uno passivo.
Grazie a Romano Burini per l'assistenza tecnica.
venerdì 1 aprile 2016
IL MODO FRIGIO
Ecco un video dove spiego il mio approccio al modo FRIGIO.
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